martedì 26 maggio 2009

Per la Scuola della Repubblica

Martedì 26 maggio alle ore 10.30 si terrà a Terni l'udienza relativa al caso del prof.Franco Coppoli.
Si tratta dell'insegnante dell'Istituto Superiore “CASAGRANDE” di Terni che alcuni mesi fa subì sanzioni di carattere amministrativo e un procedimento giudiziario per aver staccato dalle pareti dell'aula scolastica il crocefisso durante la sua lezione.
L'esercizio di questo elementare diritto all'affermazione della laicità della scuola è costato al docente addirittura una temporanea sospensione della sua attività professionale.
Il ricorso inoltrato dal prof. Coppoli al Tribunale di Terni riveste una particolare importanza per le associazioni laiche e professionali che sostengono la libertà di insegnamento prevista dalla Costituzione e l'assoluta laicità degli ambienti formativi e didattici della scuola dello Stato.
Le sottoscritte associazioni esprimono pertanto piena solidarietà al prof. Franco Coppoli che si è esposto personalmente per affermare principi iscritti nella nostra Carta costituzionale oltre che nel catalogo dei diritti umani universali.
Auspichiamo che una sentenza ispirata ai valori della democrazia, oltre a rendere giustizia al prof. Coppoli, serva a sollecitare un pari impegno di quanti e quante, nella scuola e nella società, subiscono tacitamente il privilegio di cui godono le gerarchie cattoliche nel nostro paese

Associazione nazionale "Per la Scuola della Repubblica"
Comitato nazionale Scuola e Costituzione
CRIDES (Centro romano per la difesa dei diritti nella scuola)
Comitato bolognese Scuola e Costituzione
CISP Comitato romano iniziativa scuola pubblica

Si comunica ai Comitati, che intendono inviare un proprio attestato di solidarietà, che possono rivolgersi direttamente alla mail del prof. Franco Coppoli : francoppoli@yahoo.it.

PER LA LAICITA' DELLA SCUOLA PUBBLICA, CONTRO LE DISCRIMINAZIONI E L'INGERENZA CLERICALE.


Martedì 26 maggio si terrà presso il Tribunale di Terni un'importante udienza per la laicità della scuola, degli ambienti educativi e contro ogni forma di discriminazione nei posti di lavoro.

Il ricorso per discriminazione nei posti di lavoro in violazione degli art. 2 e 3 del decreto legislativo 216/2003 cerca di rivendicare il diritto ad una scuola pubblica laica, neutrale, accogliente e non confessionale né discriminatoria a causa dell'esposizione coattiva del crocefisso nelle aule.

Il ricorso è stato presentato da Franco Coppoli, insegnante dell'IPSS Casagrande di Terni al quale esprimiamo tutta la nostra solidarietà per la pervicacia e la coerenza con cui ha condotto questa importante battaglia civile che gli ha causato pesanti -quanto a nostro giudizio assolutamente infondati e discriminatori- provvedimenti disciplinari che sono in corso di contestazione in un altro ricorso già presentato.

In tutta Europa, ai sensi della CEDU, Conferenza Europea sui Diritti dell'Uomo, vengono riconosciuti i principi che affermano l'importanza della neutralità degli spazi educativi, la non ingerenza della religione nella scuola pubblica, il pericolo di imporre simboli religiosi particolari nelle aule sia per il negativo carattere confessionale e l'influenza simbolica che esplicano nei confronti degli studenti in formazione, sia per la violazione dei principi di pluralità degli ambienti formativi e di imparzialità dello Stato che per la pericolosa associazione tra lo Stato ed una confessione religiosa particolare. Anche l'ultima sentenza di Valladolid, in Spagna ce ne ricorda la necessità, da un punto di vista pedagogico e civile.

Gli stessi principi Costituzionali di libertà di insegnamento, di religione e la pluralità delle idee vengono continuamente calpestati dall'ingerenza clericale e dalla commistione di stampo “medioevale” tra l'ambito dello Stato e quello della chiesa (cattolica) che dovrebbero essere soggetti indipendenti e ben distinti ma che spesso si sovrappongono per la pesante pressione delle gerarchie cattoliche e l'insipienza della nostra classe politica sempre prona ai voleri vaticani.

In un contesto in cui l'attuale governo Berlusconi attacca frontalmente la scuola pubblica con tagli pesantissimi: 60.000 licenziamenti tra personale precario docente ed ATA previsti per il prossimo anno scolastico insieme al tentativo di smantellare la scuola primaria e a quello di introdurre il preside spia che, in memoria delle fasciste leggi razziali del '38, dovrebbe denunciare gli studenti stranieri presenti nelle nostre scuole lottare per affermare un principio di laicità, di inclusione e pluralità nelle nostre scuole rappresenta un passo importante per la costruzione di una società multietnica e laica, contro ogni razzismo e discriminazione su base etnica, politica, culturale o religiosa.

L'esecutivo provinciale

Cobas- comitati di base della scuola

Comunicato Stampa

Il giorno 26 maggio si terrà a Terni l’udienza relativa al caso del prof Franco Coppoli di cui i ternani, e non solo loro, sono già certamente informati.

Si tratta dell’insegnante che durante la sua lezione stacca il crocefisso dalla parete e lo riappende al termine della lezione stessa e ciò perché, essendo egli un ateo, ritiene che la presenza obbligatoria di un simbolo religioso in un ambiente, come l’aula scolastica, per definizione pubblico e perciò doverosamente inclusivo delle opinioni e degli orientamenti di tutti, violi il suo diritto di svolgere la propria attività in maniera serena e senza condizionamenti.
Inoltre imporre un simbolo religioso particolare come il crocefisso in un ambiente educativo comporta una inaccettabile associazione tra lo Stato e il cattolicesimo e una pesante interferenza simbolica verso gli studenti, soggetti di un processo formativo.
L’esercizio di questo elementare diritto, il rendere cioè laica l’aula scolastica, ha già comportato per il prof Coppoli sanzioni di carattere amministrativo ed un procedimento giudiziario per il quale non gli è venuto meno il sostegno umano e fraterno di tanti.
Il prof Coppoli ha presentato ricorso al Tribunale di Terni , coadiuvato anche dall’avvocato Fabio Corvaja dell’UAAR ( Unione Atei e Agnostici Razionalisti) , un ricorso contro la violazione dell’art. 2 del decreto legislativo 216 del 2003 sostenendo che un lavoratore obbligato coattivamente ad essere esposto al crocefisso in posizione di massimo rilievo nel posto di lavoro subisce una inaccettabile discriminazione ai sensi della CEDU (Conferenza Europea per i Diritti dell’Uomo).

Martedì 26, dalle ore 10,30, nel corso dell’udienza probabilmente si avrà una prima importante risposta a questa vicenda.


Il circolo UAAR di Terni e la Associazione Culturale “ Civiltà Laica “ esprimono pubblicamente la propria vicinanza e la totale solidarietà al prof Coppoli unitamente a quanti condividono una visione laica ed aperta della società.

lunedì 25 maggio 2009

Crocefissi di Stato

ATTACCO AI DIRITTI FONDAMENTALI E ALLA LAICITÀ DELLO STATO

Giorni di crisi quelli attuali, crisi che non è solo il fallimento del liberismo e del capitalismo di guerra dei conservatori, ma è crisi dello stato democratico e dei diritti inviolabili degli uomini e delle donne.

Un governo populista e securitario respinge in mare per motivi elettorali centinaia di migranti e profughi. Una campagna elettorale costruita sulle macerie dell'Abruzzo. La libertà di stampa lontana. Medici e Presidi delle scuole - come da leggi razziste e fasciste del 1938 – che, per questo governo, dovrebbero diventare spie delle Questure e denunciare i nuovi ebrei/clandestini.

Vengono attaccati i diritti fondamentali dei soggetti deboli, degli invisibili, dei paria di questa nostra società classista e di casta.

Si manda la polizia contro gli studenti dell'Onda che contestano a Torino i rettori europei che svendono le università e il sapere alla logica del profitto e delle imprese.

In questo contesto di attacco frontale ai diritti e di razzismo di stato si colloca la battaglia civile che un docente, Franco Coppoli, togliendo il crocefisso dall'aula durante le sue ore di lezione, sta portando avanti con la solidarietà di tanti soggetti individuali e collettivi per la laicità dello stato e delle nostre scuole, perché le classi siano luoghi di inclusione e di incontro e non spazi di conversione o imposizione dei simboli di quel cattolicesimo che rimane ancora oggi, violando la Costituzione, la religione di Stato, come aveva sancito il fascismo nel '29 con i patti lateranensi.

L'ingerenza continua ed inaccettabile delle gerarchie vaticane e del clero nella politica dimostrano l'imbarbarimento della nostra società.

In un periodo del genere anche un gesto semplice di laicità e di libertà di insegnamento come il togliere il crocifisso durante la propria ora di lezione rischia di essere catalogato come atto di sovversione contro l’ordine costituito, atto da punire con il massimo della severità facendo ricorso a qualsiasi mezzo, stando ben attenti a non affrontare il merito della questione: cioè la laicità dello stato, il pluralismo delle idee, la libertà di coscienza.

È pratica costante del potere rispondere alle emergenze sociali, alle battaglie di libertà con la repressione e questo è forse l’ulteriore dimostrazione del fatto che si vive in uno Stato etico-confessionale e non in uno Stato laico, come dovrebbe essere secondo la Costituzione.

Pur di punire la recidività ribelle del professore si è calpestata la libertà di insegnamento attraverso denunce al Ministero dell'Istruzione e alla Procura della repubblica e la svendita della vicenda ai media locali.

Quello che più infastidisce di questa vicenda è la personalizzazione della politica e la sovraesposizione di nome e cognome con tanto di gogna pubblica e ricatto lavorativo.

Infastidisce soprattutto perché questa non è una faccenda privata tra il professor Franco Coppoli e lo Stato italiano ma una questione collettiva di rilevante portata. Qui è in ballo la laicità dello Stato e la libertà d’insegnamento.

È ora che ognuno prenda parola sviluppando la discussione pubblica e sottraendo così la spigolosa materia alle carte da tribunale o ai titoli ad effetto dei media.

Martedì 26 maggio al Tribunale di Terni vi sarà la prima udienza per discriminazione, un ricorso presentato dal docente per rivendicare le sue ragioni e denunciare il comportamento discriminatorio dello Stato.

Non possiamo restare in silenzio senza portare solidarietà concreta al professor Franco Coppoli.

mercoledì 20 maggio 2009

L'ONDA fa fallire il G8 delle università: 10.ooo in piazza a Torino


L'Onda Perfetta è l'onda migliore, quella da cavalcare che vale una vita per tutti i surfisti. Quella espressasi questa mattina a Torino è stata l'Onda migliore possibile. Abbiamo dimostrato, a mesi di distanza dalla mobilitazione dell'autunno, dopo che in molti già ci davano per morti, di esserci e di essere.Oggi siamo scesi in piazza per una nuova grande mareggiata, invadendo le strade di una Torino blindata per proteggere Baroni e feudatari dell’università in crisi. Siamo giunti da tutta Italia (qualcuno anche da oltre confine) per esprimere tutta la nostra contrarietà a questo insostenibile G8 dell’università. Abbiamo respinto l'arroganza del G8 dei rettori, asserragliati al castello del Valentino, tentando di stanarli, provandoci, credendoci, con la determinazione e la partecipazione di chi sa che in ballo c'è il proprio futuro.
Abbiamo contestato l’illegittimità del G8 University Summit ribadendo che i rettori e la CRUI, che promuoveva il vertice, sono i rappresentanti (il)legittimi di una università che sopravvive tra le macerie. Noi siamo invece l’espressione concreta di una rappresentanza impossibile che non delega a nessuno istanze, vertenze, progetti.

10.000 studenti da tutta Italia in una marcia veloce, gioiosa ma incazzata, determinata e convinta, che in fretta e furia ha raggiunto la sede del summit, senza dimenticarsi di colpire i simboli della crisi (banche e agenzie del lavoro), per tentare di sfondare il muro di un esercito frapposto tra i propri bi-sogni e le autorità di un'università che di sostenibile non ha assolutamente nulla.

Oggi abbiamo fatto presente, ancora una volta, che la crisi noi non la pagheremo e che anzi utilizzeremo ogni occasione per rovesciarvela contro. Sapendo che questo è solo un momento di passaggio, tra lo straordinario autunno che ci siamo lasciati alle spalle e quello a venire, denso di aspettative e nuovi spazi di azione dentro la crisi.
A fine corteo, un’assemblea pubblica, collettiva e condivisa cui hanno partecipato tutte le articolazioni locali dell’onda, ha deciso di assumersi nella totalità gli eventi e le pratiche messe in campo in questa giornata di conflittualità e riappropriazione di spazi e visibilità. L’assemblea ha inoltre espresso solidarietà ai due arrestati, richiedendone l’immediata liberazione. Non li lasceremo soli!

Ecco l’onda perfetta…

Onda Anomala_Italia
Block G8 Building, Torino (h 16)

giovedì 7 maggio 2009

Universitari e medi lanciano la mobilitazione contro il G8 University Summit di Torino: occupazione e corteo per il centro cittadino.


Una cinquantina di studenti e studentesse dell'Onda torinese ha occupato oggi per tutto il pomeriggio gli Uffici del MIUR di Via Pietro Micca (Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca) per lanciare la mobilitazione contro il G8 University Summit che si terrà a Torino dal 17 al 19 maggio, promosso dalla CRUI, la conferenza italiana dei Rettori dell'Università e che sarà inaugurato dal Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Gli student* hanno spiegato le ragioni che li portano a contestare sia l’intento che i contenuti di questo Summit, apartire da una critica radicale della casta dei Rettori che, illegittimamente, ancora una volta, pretendono di farsi portavoci di tutto il mondo dell’università, di quanti e quante l'università la vivono per davvero, giorno dopo giorno.
Gli studenti hanno specificato che non accetteranno di essere rappresentati da chi ha solo e sempre assecondato la dismissione progressiva e la depauperizzazione dell’università come bene comune (e la mobilitazione di quest’autunno l’ha ampiamente dimostrato), né che i loro diretti interlocutori siano coloro che da decenni vanno sovra-determinando il sistema delle relazioni internazionali e il complesso delle relazioni economiche e sociali e i cui effetti stiamo tutti pagando.
Sui balconi dell'ufficio è stato appeso uno striscione con su scritto: BLOCK G8! 19/05 MANIFESTAZIONE NAZIONALE. Altri striscioni simili sono apparsi nella notte in diversi punti della città.
Il G8 dell'Università si terrà dal 17 al 19 maggio a Torino. Rettori e governanti provvenienti dal tutto il mondo si confronteranno su temi come l'energia, ecologia, etica ed economia. Un appuntamento per disegnare dall'alto le future politiche internazionali su ricerca e formazione. L'onda anda anomala si prepara a questo appuntamento con un serie di iniziative a livello sia locale che nazionale.

mercoledì 6 maggio 2009

Abruzzo, un mese dopo: tra il G8 e “l'economia del disastro”

di Alessio Ramaccioni (da Indymedia_Lombardia)

“Purtoppo le cose stanno andando esattamente come si temeva, in questo territorio si sta scatenando una vera e propria economia del disastro”. Sceglie queste parole Enrico, attivista dello Spazio Libero 51 dell'Aquila, per iniziare a spiegarci quello che sta succedendo ora, ad un mese dal sisma, in Abruzzo. “Non vogliamo assolutamente criticare i volontari della Protezione Civile, ma la struttura stessa, la macchina che c'è dietro. E la critichiamo non tanto per eventuali inadempienze nei soccorsi, quanto per la strategia che sottende, una quotidiana sottrazione di ogni spazio di libertà, un progettare e decidere dall'alto quello che sarà il destino di questa terra, preannunciato proprio dall'atteggiamento della Protezione Civile”.

Insomma, i dubbi e i timori previsti riguardo il futuro delle zone colpite dal terremoto, dubbi avanzati da molti cittadini di quel territorio, sembra proprio che stiano diventando, in fretta, realtà.
“Un corpo estraneo al territorio che si impianta, certo a fin di bene, ma che sottrae giorno dopo giorno ogni possibilità di scelta alle popolazioni locali. Questo attraverso una militarizzazione massiccia del territorio; campi controllati e chiusi, accesso consentito solo con dei braccialetti, uscita negata durante la notte…una serie di provvedimenti che vanno ad eliminare anche il semplice diritto di spostarsi liberamente delle persone”.

Tutto questo in aggiunta ad una situazione ambientale certamente ostile, soprattutto in una situazione così difficile.

“Qui è tutt'altro che primavera - prosegue Enrico - piove spesso e fa freddo, con temperature che oscillano tra gli otto e i quindici gradi - e diventa duro e faticoso stare nelle tende”.

In questa situazione di estremo disagio, si va ad inserire la prospettiva di ospitare la riunione del G8, spostata all'Aquila per “aiutare l'economia locale a risollevarsi”. Anche su questo argomento l'opinione del nostro intervistato è netta: “Proporre un evento così dirompente a delle comunità così colpite, che stanno faticosamente cercando di ricostruire le trame del loro vivere su questo territorio, è un vero e proprio attentato alle loro capacità anche psicologiche di risollevarsi”.

“Non si riesce a capire quale possa essere la ricaduta positiva che una iniziativa del genere possa avere su questo territorio. Vedo solo una sovraesposizione di questa comunità, già sotto shock per la tragedia di questa vicenda. Staranno chiusi dentro la scuola della Guardia di Finanza, a meno che il nostro Presidente del Consiglio non voglia portare i capi di stato a vedere un po' delle nostre miserie… una operazione di un cinismo unico. Il voler esporre le conseguenze di una catastrofe naturale di questa portata per fini politici è vergognoso…”.

E la gente, il popolo abruzzese, come ha reagito davanti alla prospettiva di ospitare un G8 di qui a breve, in questa situazione? “La risposta della gente è biunivoca - risponde Enrico - tante persone sono state prese in giro in questo mese dal fatto che il capo del Governo spesso è stato presente. Dispensando sorrisi e rassicurazioni, quando poi la realtà è diversa, è stato preparato un decreto che non risolverà nulla… Molte persone sono cadute nel tranello, sia sulla vicenda del decreto che su quella del G8, ma tanti altri invece sono esasperati, anche perché la situazione, lo ripeto, è sempre più difficile, e si inizia a capire come le promesse dei primi giorni in realtà non portino a nulla".

“Il decreto parla chiaro: Bertolaso e Protezione Civile: loro sono venuti qui, ci hanno aiutato, ed ora il territorio è loro. La solita decisione calata dall'alto, senza preoccuparsi minimamente della volontà della poplazione… All'ipotesi della new town hanno sostituito quella delle 21 piattaforme divise su tutto il territorio. E' una idea aberrante: pensare che all'interno di comunità di 100 - 120 abitanti verranno aggiunte abitazioni per altre mille persone è una follia… E' meglio dell'idea di una new town, ma è sempre una prospettiva a cui opporsi con forza”.

L'unica strada percorribile, per chi come Enrico e gli attivisti da anni lavora sul territorio, è quello di fare controinformazione, mettere in evidenza le molte contraddizioni presenti all'interno di questa vicenda ( ignorare i segnali del sisma imminente, le speculazioni edilizie alla base di molti dei crolli registrati, i dubbi sulla ricostruzione, fino a giungere al decreto e al G8 dell'Aquila).
Ma è facile svolgere questo tipo di attività in un contesto così complesso, partendo proprio dall'interno di una comunità così colpita?

“Riguardo gli spazi agibili per la controinformazione - afferma Enrico - la situazione è molto variabile. In alcuni giorni sembra impossibile ogni forma di dialogo e analisi, altre volte invece si aprono degli spiragli importanti. Oggi (domenica, ndr) è prevista una importante assemblea con molte realtà aquilane: si discuterà di proposte relative al G8 confrontando le diverse posizioni riguardo quello che sta accadendo. Al di là di quello che possa essere comunque la presa di posizione dell'associazionismoi aquilano, ritengo che decisioni riguardo al G8 verrano prese in altri ambiti.
Insomma, nopi cerchiamo di proseguire con il nostro lavoro: stiamo pensando di produrre un documento e di organizzare una manifestazione nazionale da tenere a Roma tra la fine di maggio e l'inizio di giugno per opporci al decreto.
Purtroppo anche noi abbiamo dovuto inseguire l'emergenza, lavorare sull'immediato, anche se, come Spazio Libero 51, come Epicentro Solidale e come Patto di Base, vogliamo andare oltre a questa fase: il nostro obiettivo è quello di inserire una serie di tasselli di democrazia all'interno di questo scenario. Per acquisire legittimità abbiamo dovuto lavorare sull'immediato. Ora vogliamo proporre un passaggio ulteriore, produrre una serie di documenti e lavorare su qualcosa di più significativo, a partire dalla manifestazione di Roma”.

domenica 3 maggio 2009

1 maggio in Italia: report dalle piazze


Di anno in anno, ad ogni latitudine del nostro paese, cortei maydays e appuntamenti vari costruiti intorno alla data simbolica del 1 maggio vedono un progressiva spostamento del protagonismo sociale. Dalle istituzioni verso i movimenti e le nuove figure del lavoro. Come se partiti e sindacati, incapaci ormai di rappresentare il mondo del lavoro in tutte le sue articolazioni e sfaccettature, quasi decidessero di mollare la presa nei territori su una giornata che da tempo sembra ormai rappresentare per costoro solo l'occasione di una parata promozionale per elezioni a venire (quest'anno le Europee). Non è un caso che i confederali abbiano raccolto l'occasione di un grande messaggio inter-classista e non-conflittuale nella città terremotata de L'Aquila, dove così non rischiano contraddizioni col padronato, e sfuggono ai sempre più probabili rischi di contestazione.

Maydays - Milano, Palermo e Roma: in decine di migliaia in piazza per il nono primo maggio precario dell' l'"EuroMayday", la street parade diffusa in tutto il mondo. L'appuntamento italiano più importante è stato quello di Milano, dove la May Day probabilmente più partecipata di sempre ha lanciato un percorso di analisi, di agitazione, di critica a questo modello di sviluppo insostenibile. Insieme in piazza in un corteo davvero molto imponente decine di migliaia lavoratori, migranti, operatori della conoscenza e studenti. Una manifestazione chiusasi purtroppo con un brutto episodio su cui la stampa mainstrean non mancherà di speculare.

Nella mattinata, sempre a Milano un migliaio di migranti, lavoratori e precari hanno sfilato spontaneamente nella zona di via Padova e via dei Transiti, aldifuori della cornice Mayday.

A Roma, invece, in 5mila hanno attraversato all'ora di pranzo le vie dei quartieri popolari come il Pigneto per dare vita alla prima May Day romana, che ha attraversato la Roma popolare e multietnica. Fra le altre azioni anche una "sortita" in piazza San Giovanni, teatro del carrozzone del concerto confederale, dove è stata effettuata una prolungata azione di speakeraggio. Infine Palermo, dove la May Day ha radunato migliaia di persone. Tante altre comunque le manifestazioni ieri in giro per l'Italia: a Brescia in 3/4mila con un'ottima risposta di persone per lo spezzone antagonista che si è concluso in piazza Rovetta.

A Verona , ricordando Nicola
A Verona, invece, nel pomeriggio in centinaia hanno ricordato Nicola Tommasoli, ucciso esattamente un anno da cinque neofascisti dell'estrema destra scaligera. Il pensiero della mobilitazione veronese va anche ai compagni e compagne tarantini dopo il ferimento a colpi di pistola, nella notte, di un 18enne all'interno del c.s. "Cloro Rosso" a Taranto

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