Da un paese uso scendere a patti con la criminalità organizzata, una
sorta di secondo stato all’ombra del sole, ci si può aspettare di tutto. Può
succedere che un’ondata di oscurantismo medioevale si faccia legge in barba ai
principi sostanziali della Costituzione, che le galere si riempiano di poveri
cristi ora consumatori ora piccoli spacciatori, che l’Europa ci richiami
formalmente per le aberranti condizioni detentive, che il secondo stato veda
garantiti i propri profitti da una logica proibizionista così cieca da vederci
benissimo.
Mentre ad ogni latitudine si abbandona la caccia alla
streghe, mentre gli stili di vita vengono liberati (a fatica) da quell’etica di
Stato che imprigiona corpi e disciplina menti, mentre la demagogia della droga
lascia il campo al realismo delle droghe, a Terni la parte educativa del primo
Stato (la scuola) si piega alle logiche di spettacolarizzazione simbolica del
controllo con cui la parte repressiva dello stesso Stato (la questura) pensa di
restaurare di fatto l’impianto demagogico anti costituzionale della Fini Giovanardi.
Lo fa aderendo senza nulla obiettare (anzi con tanto di tappeto rosso)
all’invasione poliziesca delle classi durante l’ora di didattica, lo fa
decidendo di mettere in cattedra ad interim un pastore tedesco dal fiuto
eccezionale.
Terni soffocata da un’aria che uccide con spietatezza
sicaria, Terni minacciata da una disoccupazione dalla progressività
inarrestabile, Terni provincia tranquilla dove nulla accade se non nei roboanti
titoli ad hoc della stampa locale, insomma ad una Terni sempre più in balia di
se stessa si vuole far credere che l’ordine e la disciplina siano le uniche
materie degne di essere insegnate nelle aule scolastiche per forgiare gli
adolescenti a nuova vita, in una sorta di balillismo da terzo millennio.
Insomma se Giovanardi fa bau bau i presidi fanno bee, questo narra il bestiario
contemporaneo locale. Ogni logica repressiva infatti trova la sua vittoria
nell’introiezione acritica da parte della cittadinanza, figurarsi quando questa
induzione all’obbedienza passa per i banchi di scuola. Quando cioè
l’istituzione che dovrebbe formare cittadini critici e consapevoli si trasforma
in un capannone da polli di allevamento in cui il bastone divora la carota ed
in cui la demagogia manichea diventa di fatto materia principe.
Fortunatamente in questa caserma didattica in cui l’ordine
si fa metodo e la disciplina militarizza il corpo docente ingabbiando
la “devianza” giovanile c’ è ancora chi tra gli insegnanti si ostina a
preservare l’aspetto educativo (quello per cui viene pagato) opponendosi, con
tanto di conseguenze personali, al rutilante show chiamato scuola di polizia. I
danni della Fini Giovanardi sono sotto gli occhi di tutti nella loro virulenta
drammaticità, così come il declino della scuola sempre più fabbrica di consenso
piuttosto che palestra di vita. Oggi, però, che nella nostra città un
professore con tanto di nome e cognome si ricorda di essere tale facendosi
simbolo di resistenza umana, oggi non possiamo più girarci
dall’altra parte e far finta di niente, oggi cari professori, esimi presidi,
letargici studenti, distratti cittadini, è il momento di rivendicare
se stessi e la società civile preambolo affettivo di ogni società normatizzata.
E’ il momento di rivendicare una scuola libera da
asservimenti in cui la mutualità del vivere comune sia più importante di
qualsivoglia materia scolastica, soprattutto di quelle materie suggerite dalla
questura e fatte proprie dai presidi. Non dimenticando che a margine dello
spettacolo, nel suo bunker impastato di demagogia etica statale e
“spregiudicatezza” imprenditoriale, il secondo stato, monopolista assoluto nel
fiorente business del proibito, ringrazia commosso. L’apogeo della
spettacolarizzazione repressiva infatti, mentre insegna sudditanza non
scalfisce minimamente il tintinnio ininterrotto delle slot machine che
distribuiscono “droghe”.
CSA Germinal Cimarelli –
Terni -
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